Imposte, dazi, balzelli: comunque le si chiamino, le tasse (specie le più folli) sono da sempre poco amate. Da quella sulla barba a quella sulle vedove.

“Non c’è nulla di certo in questo mondo, tranne la morte e le tasse” diceva Benjamin Franklin. E il detto è ancora attualissimo. Come dare torto d’altronde allo scienziato americano vissuto nel ‘700? Già gli antichi egizi erano preparati in materia fiscale: le imposte, pagate in natura, erano alla base della monarchia dei faraoni perché permettevano di costruire opere pubbliche ed edifici sacri, di pagare i funzionari e di ammassare nei magazzini scorte per i periodi di carestia. Nate dunque per far funzionare la macchina dello Stato e anche per far star bene i propri cittadini, sono diventate rapidamente un incubo, specialmente per le classi meno abbienti. Costrette spesso a confrontarsi con i tributi iniqui, ma anche al limite della follia, che hanno segnato ogni epoca e latitudine.

Arianna Pescini

Bottone Radici