Con una sentenza storica, a marzo scorso, la Corte costituzionale italiana ha stabilito che anche le persone single, uomini o donne, potranno adottare minori in stato di abbandono residenti all’estero. Finora, il diritto all’adozione internazionale era riservato esclusivamente alle coppie, ma ora sarà possibile per i singoli candidarsi, a condizione che il Paese d’origine del bambino lo consenta e nel rispetto di tutte le garanzie previste.
Come succede sempre con decisioni di questo tipo, le reazioni sono state contrastanti. Da un lato, c’è chi vede un’opportunità per offrire una famiglia a bambini soli, dall’altro, chi denuncia un “attacco alla famiglia tradizionale”, temendo che un solo genitore non sia sufficiente per garantire una crescita serena al minore.
La sentenza ha effetto immediato, ma non cambia automaticamente l’intera normativa. La legge italiana sulle adozioni, ferma al 1983, continua infatti a escludere formalmente i single dall’adozione, se non in casi eccezionali. Ora tocca alla politica aggiornare quella legge per renderla coerente con la pronuncia della Corte. E perché non estendere il diritto anche ai bambini italiani? Ma forse, prima ancora, non sarebbe male semplificare l’iter burocratico: i tempi delle adozioni in Italia restano lunghissimi e la normativa spesso rappresenta un ostacolo, più che un aiuto, nonostante l’evoluzione della società.