Italia e Svizzera sono ai ferri corti: motivo del duello? La procedura per il riconoscimento di una Indicazione Geografica Protetta (Igp) per il “gianduiotto di Torino”, osteggiata dal colosso elvetico della Lindt e sostenuto invece dai marchi produttori del tradizionale cioccolatino piemontese: Ferrero, Venchi, Domori. 

Lindt, che ha acquisito l’azienda Caffarel nel 1997, vuole che tra gli ingredienti previsti dal disciplinare, la quantità di nocciola sia di 26% (contro i 30 a 45 % previsti dal disciplinare Igp del gianduiotto) e che sia inserito anche il latte. Inoltre Lindt vorrebbe che la denominazione fosse “gianduiotto di Piemonte” e non “gianduiotto di Torino”. 

Inaccettabile: il vero gianduiotto è fatto solo con tre ingredienti, nocciola, zucchero e massa di cacao”, ha detto il segretario del Comitato del Gianduiotto, Antonio Borra. La questione è stata portata all’attenzione dell’Unione europea, in particolare del commissario europeo per l’agricoltura.

Per la cronaca, è nel 1865 che Caffarel iniziò a plasmare i cioccolatini con una sagoma a barchetta rovesciata, avvolta da un incarto dorato, e che imita il capello tricorno indossato da Gianduja, una maschera tipica del Carnevale piemontese.