Dal 1° gennaio 2024 Bologna è diventata la prima “Città 30” d’Italia: limite di velocità massimo 30 km/h nelle aree urbane, con eccezioni solo per le arterie principali. Una rivoluzione che, a distanza di un anno e mezzo, comincia a dare numeri concreti.

Nei primi sei mesi del 2025 gli incidenti stradali sono calati del 15,2% rispetto al biennio pre-riforma, i feriti del 5%, e le vittime addirittura del 33%. Sulle strade radiali – quelle più trafficate – la riduzione è stata ancora più netta: incidenti -23,2%, feriti -19%.

La misura non ha inciso solo sulla sicurezza: il traffico motorizzato urbano è sceso dell’8%, mentre le bici sono aumentate del 19% e il bike sharing (condivisione a pagamento di biciclette) ha registrato un boom del 119% in più. Anche la qualità dell’aria migliora: i livelli di biossido di azoto (NO₂) sono i più bassi degli ultimi dieci anni, escluso il periodo Covid.

Non mancano però i problemi. Nel semestre gennaio-luglio 2025, quattro vittime su cinque erano pedoni: un dato che richiama l’urgenza di interventi infrastrutturali più capillari, marciapiedi sicuri e attraversamenti protetti.

Il modello di Bologna divide: tassisti e autisti lamentano tempi di percorrenza più lunghi e minori guadagni, ma altre città italiane, da Torino a Milano, hanno già annunciato di voler seguire l’esempio. Una cosa è certa: a 30 all’ora si salva la vita, si respira meglio e le strade diventano più vivibili.