Le montagne italiane non sono più sinonimo di spopolamento. Secondo l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM), tra il 2019 e il 2025 oltre 100mila persone hanno scelto di trasferirsi in valli alpine e appenniniche, attratte dalla qualità della vita, dallo smart working e da nuove comunità solidali. È una rinascita raccontata nel Rapporto Montagne 2025, ma anche da storie concrete.

In Piemonte, a Elva in Alta Val Maira, il progetto AlternaVita sta riportando famiglie e giovani a vivere in case abbandonate, trasformandole in laboratori di comunità. “Non ci interessava vendere mura fredde, spiega il promotore Vanni Treu, ma creare relazioni, servizi, occasioni di lavoro.” Andrea, ingegnere informatico, racconta di aver lasciato la città con la famiglia “per un futuro più semplice e autentico”. E Laura, architetta tedesca, aggiunge: “Pensavo di trovare solo silenzio, invece ho trovato bambini che giocano e un vecchio forno riaperto”.

Il modello Elva non è un’eccezione: da Melle, in Piemonte, alla coabitazione in Trentino, fino alle esperienze in Basilicata e Calabria, i borghi italiani tornano a vivere grazie a politiche locali, fondi PNRR e iniziative dal basso. Case rigenerate, artigianato diffuso, turismo lento, reti digitali: piccoli passi che riaprono spazi e futuro.

Le montagne coprono oltre metà del territorio nazionale: valorizzarle significa custodire acqua, biodiversità, tradizioni e comunità. Non è solo un ritorno alla montagna: è un’Italia che sceglie radici e innovazione insieme, trasformando luoghi marginali in motori di coesione e sviluppo.