Il modo di dire risale alla Commedia di Dante, al Canto XXXII dell’Inferno, dove si trovano i traditori immersi nel ghiaccio del Cocito. Qui il poeta racconta del loro supplizio: “Noi andavam là ’ve i peccatori si stanno freschi”. Qui “stare freschi” non è cosa grata, bensì un simbolo di eterno dolore. Oggi, nel linguaggio di tutti i giorni, “stai fresco” si usa soprattutto in modo ironico o sarcastico. Contrariamente al significato letterale – che farebbe pensare a qualcuno che si trova in una situazione piacevole e rinfrescante – nell’uso popolare è finito per indicare qualcosa di spiacevole, come un’attesa inutile o una delusione. La frase si usa infatti quando qualcuno spera in qualcosa che difficilmente succederà, oppure quando si trova in una situazione difficile o senza via d’uscita.
Una variante dell’espressione, seppur di significato diverso, è “stare al fresco”, per indicare la detenzione in carcere. Ma qui Dante non c’entra. Il modo di dire è nato tra il XIX e il XX secolo quando molte celle erano umide, poco illuminate e quindi fresche. È poi passato a indicare la prigione stessa.
Alcuni esempi:
Se pensi che Luca arrivi in orario, stai fresco! (Non ci puoi contare, è impossibile.)
Hai perso il treno? Eh, stai fresco adesso! (Sei nei guai, non c’è molto da fare.)
Credi che ti presti i soldi? Stai fresco! (Non lo farà mai.)