Nell’estate 1965, a Crodo, un paesino delle Alpi piemontesi noto per le sue sorgenti termali, accade qualcosa di sorprendente: dallo stabilimento delle acque minerali escono più di 53.000 bottigliette colorate in un solo giorno. È il debutto di una nuova bevanda analcolica frizzante, dal colore aranciato e dal gusto amaro, quella che diventerà il Crodino.
Il nome non era affatto scontato. All’inizio si pensava a Picador o Biondino, ma i marchi risultarono inadatti. Fu solo all’ultimo momento che un dirigente propose Crodino, un omaggio diretto al paese di produzione. Il 14 luglio 1965 il nome fu registrato e pochi giorni dopo cominciò la produzione ufficiale.
Dietro questa invenzione c’è Maurizio Gozzellino, enologo torinese che tutti chiamavano “il mago delle essenze”. Trasferitosi a Crodo, lavorò per mesi con dedizione sulla messa a punto di un mix di erbe e spezie, mescolandole con l’acqua purissima della fonte Liesel. La ricetta rimane ancora oggi segreta, ma si sa che include chiodi di garofano, cardamomo, coriandolo, noce moscata, zenzero e persino assenzio. Un dettaglio poco noto: la miscela viene fatta stagionare sei mesi in botti di rovere, come un distillato di pregio.
Il successo fu immediato. Complice uno slogan diventato martellante – “Crodino, l’analcolico biondo che fa impazzire il mondo!” – e l’immagine glamour di Brigitte Bardot nelle pubblicità televisive, l’aperitivo conquistò rapidamente gli italiani.
Negli anni la bevanda ha vissuto passaggi importanti: nel 1983 fu acquistata dalla Bols, nel 1995 entrò a far parte del gruppo Campari, che la trasformò in una vera icona nazionale dell’aperitivo analcolico. Oggi il Crodino non solo resta protagonista sulle tavole italiane, ma si sta espandendo in tanti mercati internazionali, continuando a rappresentare un piccolo orgoglio made in Italy.
Nel 2024, a causa della scadenza del contratto fra Campari, che possiede il marchio Crodino, e Royal Unibrew, l’azienda danese che aveva acquisito nel 2017 da Campari il sito di produzione e imbottigliamento di Crodo, quest’ultima ha interrotto la produzione del Crodino, spostandola nello stabilimento di Campari a Novi Ligure.
Ma sessant’anni dopo la sua nascita, il Crodino non ha perso fascino: è ancora sinonimo di convivialità e leggerezza, capace di raccontare in un sorso la storia di un paese di montagna e di un’intuizione geniale. E dal 2017, esiste anche il crodino rosso, gusto arancia rossa.
E voi, lo avete mai assaggiato?








