In Italia, l’aborto è legale dal 1978. Tre anni dopo la Francia, anche le donne italiane acquisiscono il diritto a interrompere una gravidanza indesiderata. Ma la legge 194 che regola l’aborto conosce ancora delle ombre, che rendono di fatto l’accesso di molte donne italiane all’IVG un vero e proprio calvario. La vittoria di Fratelli d’Italia alle elezioni di questo autunno, potrebbe rappresentare un nuovo ostacolo per il diritto all’aborto.

Nell’autunno del 2020, Marta, una giovane donna, passeggia nel cimitero Flaminio di Roma. A un tratto, si ferma. L’occhio le è caduto su una croce bianca, che porta il suo nome. Non è la tomba di una sua omonima, ma quella del feto che ha deciso di abortire pochi mesi prima e per il quale non ha lasciato né generalità, né disposizioni. Ha solo firmato un modulo per chiedere all’ospedale di occuparsi di tutto. Eppure, eccolo lì. Giace nel cimitero di Roma a sua insaputa, sotto il suo nome, scritto grossolanamente con un pennarello. Intorno, centinaia di croci, ognuna delle quali contrassegnate da un nome e cognome femminili. Non sono i nomi che i bambini avrebbero portato se fossero nati ma, come nel caso di Marta, quelli delle madri.

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Née en 1991 à Lanciano, Francesca Vinciguerra a récemment obtenu son diplôme en littératures française et européenne dans les universités de Turin et de Chambéry, avec un mémoire en littérature post-coloniale française. Depuis septembre 2016, elle vit à Toulouse, ville où elle a entrepris une collaboration avec la revue RADICI et a terminé un service civique avec l’association de musique baroque Ensemble baroque de Toulouse.