Realizzati nella seconda metà del Cinquecento, i bastioni di Bergamo, in Lombardia, sono un esempio straordinariamente conservato del progetto di fortificazioni costruito da Venezia per difendere i propri domini sulla terraferma.

Per buona parte del Medioevo la Repubblica di Venezia aveva avuto per orizzonte solo il mare: le sue navi percorrevano le rotte del Mediterraneo e i suoi mercanti si spingevano fino alle lontane sponde del mar Nero. Fulcro della sua potenza era il suo “Stato da Mar” espressione che ne indicava i domini marittimi: l’Istria, la Dalmazia, l’Albania veneta, la Morea (il Peloponneso), le isole Egee, le Ionie, Candia (cioè Creta) e Cipro. A partire dal Quattrocento, l’egemonia di Venezia cominciò però a vacillare di fronte all’inarrestabile avanzata dei Turchi, che nel 1453 conquistarono Costantinopoli e presero a dilagare in Grecia e nei Balcani. E dunque la Serenissima dovette cominciare a fare sempre più affidamento anche sullo “Stato da Terra”, cioè i domini sulla terraferma nel Veneto e nella Lombardia. Soprattutto si ritrovò a dover reinventare il proprio apparato difensivo per fronteggiare una duplice minaccia: se i Turchi miravano, infatti, ai domini veneziani sul mare, le potenze europee, prima fra tutte la Spagna, ne bramavano la terraferma. Nel corso del XVI secolo venne così avviata la costruzione di un imponente sistema di fortificazioni cosiddette “alla moderna”, cioè mura provviste di bastioni, baluardi e terrapieni in modo da resistere ai colpi dell’artiglieria dell’epoca. 

Roberto Roveda / Meridiani