Nel 2025 ricorrono i 650 anni dalla morte di Giovanni Boccaccio (1313-1375), uno dei tre grandi padri della lingua italiana, insieme a Dante e Petrarca. Meno noto al pubblico francese, è però l’autore di un’opera fondamentale per la cultura europea: il Decameron.
Scritto all’indomani della peste nera del 1348, il Decameron raccoglie cento novelle raccontate da dieci giovani rifugiati fuori Firenze. È uno dei primi grandi capolavori in prosa in lingua volgare toscana, che contribuì a formare l’italiano moderno. Le storie, spesso brillanti, provocatorie, a tratti taglienti e perfino sensuali, offrono uno sguardo vivido sull’animo umano, tra desiderio, inganno, risate e redenzione.
Ma Boccaccio fu anche un grande umanista, difese Dante quando molti lo attaccavano e fu tra i primi a tenere lezioni pubbliche sulla Commedia, contribuendo alla sua diffusione. Con lui nasce la narrativa realistica e il racconto come specchio della società. Rileggerlo significa ritrovare, anche nei momenti più bui, la forza della parola, dell’immaginazione e della libertà di pensiero.