Si le gouvernement italien n’entra en guerre qu’en 1915, une partie du territoire actuel du pays combattait déjà depuis le mois de juillet 1914 au sein de l’Autriche-Hongrie, empire auquel appartenaient les plus emblématiques des terres irrédentes : Trente et Trieste dont l’Italie unifiée réclamait l’annexion. [étymologiquement, « irrédentes » signifie « non encore libérées »]. Coup de projecteur sur ces soldats impériaux de langue italienne.

Quando fui sui monti Scarpazi, miserere sentivo cantar”. In Trentino si cantano canzoni “austriache” come questa. Cori struggenti, entrati a far parte del repertorio tradizionale degli alpini. Peccato però che con gli alpini c’entrino poco. E che per decenni questo canto tristissimo sia stato l’unica memoria accettata di migliaia di soldati austriaci di lingua italiana. Si, perché cent’anni fa, quando l’Italia era ancora neutrale, c’erano alcuni italiani già in armi. Quelli, appunto, che vivevano nelle “terre irredente” e servirono, giocoforza, gli Asburgo.

Il mio sposo è andato soldato per difendere l’imperator”, singhiozzava la vedova di guerra e “Scarpazi” era la storpiatura di Carpazi dove i Kaiserjäger (truppe di montagna) trentini andarono a difendere quella che da oltre quattro secoli era la loro patria. Per trentini, friulani, goriziani, triestini, istriani, così come per tutti i sudditi della monarchia austro-ungarica, la Prima guerra mondiale cominciò alla fine del luglio 1914. La stragrande maggioranza di loro finì in Galizia (oggi tra la Polonia e Ucraina) e moltissimi furono presi prigionieri quando i russi, tra il 6 e l’8 settembre, sfondarono il fronte e ne conquistarono la capitale Leopoli, arrivando quasi a Cracovia. Parecchi sarebbero tornati a casa soltanto nel 1920 e oltre, dopo essere passati per Vladivostok e aver fatto letteralmente il giro del mondo. Magari senza neanche sapere di essere cittadini di un diverso Paese, come quel fante che per far sapere che stava bene, proprio nel 1920, scrisse una cartolina (che arrivò a destinazione) alla famiglia, all’indirizzo “Malborghetto – Austria”.

Alessandro Marzo Magno

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