Giovane giornalista e scrittore, sotto scorta perché vittima di continue minacce di morte da parte di boss mafiosi per il suo impegno nel testimoniare fatti di corruzione e storie di resistenza civile.
Paolo Borrometi è un giovane giornalista di 35 anni, originario di Modica, in provincia di Ragusa in Sicilia. La mafia lo ha condannato a morte ed è sotto scorta dal 2014. Le sue scomode inchieste hanno smascherato azioni criminali anticipando piani delle forze dell’ordine e indagini giudiziarie che hanno portato agli arresti di numerosi esponenti di clan mafiosi. È autore del libro Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile (Editore Solferino).
Il 10 aprile di quest’anno hai saputo che i clan mafiosi di Catania stavano per organizzare un attentato contro di te. Com’è stato scoperto?
Sono stato chiamato dal commissariato, per avvisarmi che avevano scoperto contro di me un progetto di attentato con un’autobomba. Avevano preso una casa in affitto a Pozzallo come base operativa e rubato la macchina per imbottirla di esplosivo. Era un attentato… (fa una pausa ndr) – ne parlo sempre con ansia – previsto in Sicilia perché dovevo andare a parlare in vari eventi e scuole tanto che in un’intercettazione dicevano che erano disposti a far saltare in aria anche i bambini. Era un’azione feroce che è stata scoperta dalle intercettazioni di luglio scorso, ma il loro piano è ancora vivo.