C’era una volta la nonna che cucinava per figli e nipoti. Oggi quella nonna, tra un ragù e una lasagna, parla a centinaia di migliaia di persone. Non per dire “mangia tutto”, ma per raccontare un sapere che profuma di farina, accoglienza e memoria. Sotto il grembiule, oggi, c’è lo smartphone.

Succede a Milano come a Perugia, a Terni come in Toscana: anziane di più di ottant’anni si scoprono protagoniste sui social. Non cercano la fama, ma la trovano lo stesso, con milioni di visualizzazioni e fan che aspettano il nuovo video come fosse una serie Netflix.

Dietro ogni nonna, quasi sempre, c’è un nipote: c’è chi filma, chi monta i reel, chi risponde ai commenti. Ma davanti alla telecamera c’è lei che mescola ricordi e ricette, che fa sorridere con un accento verace, che impasta cultura e vita vera. C’è chi scrive libri, chi diventa “ambasciatrice” della propria terra, chi viene studiata all’università come esempio di comunicazione intergenerazionale. Il nome tecnico è granfluencer, ma in fondo restano ciò che sono sempre state: nonne con qualcosa da insegnare. Anche in rete.