Questa primavera Napoli accoglie una mostra che celebra la bellezza universale delle sculture neoclassiche del grande artista Antonio Canova.

È nella seconda metà del Settecento che si è affermata la cultura illuministica, decisa a indagare ogni sapere attraverso la razionalità. Scevra da pregiudizi e lacci religiosi, nel campo artistico rigettava le esasperazioni decorative del rococò, ispirandosi alla perfezione e all’equilibrio armonioso raggiunto nell’antichità, soprattutto dai Greci. Nasceva e si diffondeva il neoclassicismo, e l’artista più amato si chiamava Antonio Canova.
La mostra “Canova e l’Antico” è imponente per numero e qualità: oltre cento opere, tra marmi, modelli, calchi in gesso, disegni, dipinti, tempere. Paolo Giulierini, direttore del Museo nazionale di Napoli spiega che “sei capolavori in prestito da San Pietroburgo fanno parte del nucleo scultoreo di Canova più importante del mondo […]”.
Il luogo scelto non è casuale: al centro dello scalone monumentale campeggia la statua, alta tre metri e mezzo, del re Ferdinando IV di Borbone, ritratto da Canova con gli attributi della dea Minerva. Proprio le scoperte di Ercolano e Pompei, nel XVIII secolo, avevano favorito la nascita del nuovo gusto artistico, cambiando il modo di guardare all’antichità: non solo imperatori, dèi e generali, ma il quotidiano documentato. 

Marisa Ranieri Panetta / L’Espresso