Sembrano banali rocce ricoperte da soffice muschio, come se ne incontrano tante percorrendo i sentieri dell’Aspromonte in Calabria. Invece si tratta di una delle più affascinanti testimonianze archeologiche emerse negli ultimi anni: secondo Paolo Visonà dell’Università del Kentucky (Usa), il filare di pietre lungo 2,7 km rinvenuto nei boschi di Dossone della Melia, in Calabria, fa parte del sistema difensivo eretto dal generale romano Licinio Crasso nel 72 a.C. per fermare Spartaco in fuga. Come narra Plutarco, il gladiatore che guidò la Terza guerra servile (73-71 a.C.) fallì nell’intento di attraversare lo Stretto di Messina, rimanendo bloccato nel Bruzio, nome dell’antica Calabria. Fu allora che il generale Licinio Crasso realizzò a tempo di record una fortificazione per impedire l’avanzata di Spartaco.
I frammenti di armi ritrovate (impugnature di spada, lame e punte di giavellotto) databili al l secolo a.C. confermano che qui si svolse una battaglia. La scoperta è stata annunciata al congresso dell’Archeological Institute of America di Philadelphia, a gennaio scorso.