ROCCO FEMIA
Ho sempre nutrito un’ammirazione e un fascino particolare per Napoli, anche se, pur essendoci stato molte volte, non ci sono nato né ci ho mai vissuto. Ma in questo viaggio non saranno solo le immagini a guidarci. Non solo la bellezza dei vicoli o il colore del mare, ma il racconto e le parole dei suoi figli migliori, in modo da restituire il senso più autentico di una città che non si lascia mai afferrare del tutto.
Ma un semplice segreto ha permesso da sempre alla cultura napoletana di imporsi: la sua apertura al mondo, ecco la parola chiave. Napoli è sempre riuscita a proteggersi dal pericolo della chiusura mentale. Tuttavia, c’è una verità che si applica a tutte le città, e forse ancor di più a Napoli: bisogna evitare di lasciarsi influenzare dal punto di vista degli altri. La realtà di Napoli non è il frutto di una semplice opinione, nemmeno della più lusinghiera., ma il risultato dell’esperienza, l’unica capace di restituire la vista a chi è cieco. Sì, la vista. Non è un caso che si dica “Vedi Napoli e poi muori”. Questo celebre adagio riassume perfettamente la singolarità di questa città.
E poi, quello che ha sempre colpito – e che forse vi sorprenderà – è che il popolo napoletano è, da sempre, un popolo pacifico. Sì, avete capito bene: pacifico. In 2500 anni di storia, Napoli non ha mai dichiarato guerra a nessuno. Certo, ha subito invasioni, dominazioni e qualche saccheggio, ma quando si è trattato di rispondere, ha preferito usare l’arte dell’arrangiarsi piuttosto che quella delle armi.
Napoli non è mai stata una conquistatrice: piuttosto che annettere nuovi territori, ha sempre preferito annettere nuove idee, nuove culture, nuove influenze. Altrove si costruivano imperi, qui si costruivano canzoni. E mentre altre città italiane, come Venezia, si lanciavano in avventure espansionistiche, Napoli si godeva il sole, il mare e il teatro, lasciando agli altri la fatica della guerra. Perché, in fondo, a che serve un impero quando hai già il Golfo più bello del mondo?
Ma attenzione: pacifico non significa ingenuo. Al contrario, il napoletano ha sempre saputo difendersi, e continua a farlo… dagli altri, e a volte da sé stesso. Sempre pronto ad accogliere, ma mai disposto a farsi schiacciare. Mai offensivo, ma spesso frainteso, ancora oggi viene ridotto a stereotipi. Lo si vuole camorrista, complice il fascino delle attività criminali che, seppur esistenti, non definiscono l’anima della città. Forse perché, in fondo, Napoli è una città di chiaroscuri. È come se splendori e tenebre coesistessero ai piedi del Vesuvio, in uno strano rispetto reciproco.
Ma, al di là delle luci e delle ombre che caratterizzano il volto quotidiano della città, Napoli è anche la patria di una cultura che ha lasciato un segno indelebile nel mondo. Dalla musica di Pino Daniele, che ha saputo raccontare il cuore pulsante della città, alle parole di autori come Elena Ferrante, Erri De Luca, Luciano De Crescenzo e Roberto Saviano, Napoli non smette mai di parlare al mondo. E non possiamo dimenticare l’incredibile eredità teatrale di Eduardo De Filippo, la cui arte ha oltrepassato i confini napoletani.
Napoli, dunque, in un itinerario insolito che vuol proporre non solo una città da vedere, ma una città da ascoltare, da leggere, da vivere in ogni sua forma espressiva.
R.F.
Rocco Femia, éditeur et journaliste, a fait des études de droit en Italie puis s’est installé en France où il vit depuis 30 ans.
En 2002 a fondé le magazine RADICI qui continue de diriger.
Il a à son actif plusieurs publications et de nombreuses collaborations avec des journaux italiens et français.
Livres écrits : A cœur ouvert (1994 Nouvelle Cité éditions) Cette Italie qui m'en chante (collectif - 2005 EDITALIE ) Au cœur des racines et des hommes (collectif - 2007 EDITALIE). ITALIENS 150 ans d'émigration en France et ailleurs - 2011 EDITALIE). ITALIENS, quand les émigrés c'était nous (collectif 2013 - Mediabook livre+CD).
Il est aussi producteur de nombreux spectacles de musiques et de théâtre.