FONTE: (NoveColonneATG) Roma – Carla Fracci, regina della danza italiana, è morta il 27 maggio a Milano ad 84 anni, dopo il peggiorare delle sue condizioni di salute negli ultimi giorni. Figlia di un tramviere, classe 1936, aveva conquistato tutti i più grandi teatri del mondo esibendosi con grandi nomi, da Nureyev a Baryshnikov, interpretando più di duecento personaggi nella sua lunga carriera. Orgoglio milanese, studiò nella scuola di ballo della Scala, di cui poi è diventata étoile, costruendo un legame indissolubile con il teatro. Un legame che l’ha accompagnata fino alla fine, dimostrato dalla masterclass dello scorso 28 e 29 gennaio tenuta in streaming sui profili social della Scala davanti ai protagonisti del balletto Giselle, reperibile anche su Raiplay. Un legame nato nel 1955, anno del suo debutto sul palco del Piermarini, dal quale non si è più fermata. Se ne va l’ultima diva della danza italiana. La sua è una carriera di successi, punteggiata di ruoli memorabili, romantici e drammatici. Ha saputo fare suoi ruoli femminili come Giselle, La Sylphide, Giulietta, Swanilda, Francesca da Rimini e Medea. La sua danza è stata a accompagnata dai più famosi ballerini, da Rudolf Nureyev a Vladimir Vassiliev, da Paolo Bortoluzzi a Massimo Murru e Roberto Bolle. Partendo da umili origini, la Fracci è stata in grado di conquistare il successo grazie ad un talento innato, talento che ha avuto il suo apice nel 1981, quando il New York Times la definì “prima ballerina assoluta” come Pierina Legnani e Alessandra Ferri. Tanti i ruoli coperti durante la sua vita: direttrice del corpo di ballo di Napoli, dell’Arena di Verona dal 1995 al 1997, della Scala, poi Roma e ancora la Scala, membro dell’Accademia delle belle arti di Brera, direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma dal 2000 al 2010. Negli ultimi anni, aveva pubblicato nel 2013 la sua bibliografia “Passo dopo passo”, mentre nel 2014 ha partecipato al film “29200 Puthod, l’altra verità della realtà” dedicato all’omonimo artista internazionale Dolores Puthod. Una personalità in grado di valorizzare il ruole delle donne a teatro, come dimostra il fatto di aver vestito i panni di Amleto all’Opera di Roma in un ensemble di soli uomini. A ricordarla anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha espresso le condoglianze ai familiari e ricordato “le straordinarie doti artistiche e umane, che hanno fatto di lei una delle più grandi ballerine classiche dei nostri tempi a livello internazionale”. Aggiungendo che “Carla Fracci ha onorato, con la sua eleganza e il suo impegno artistico, frutto di intenso lavoro, il nostro Paese”. Il suo estro moderno lo si è visto nelle sue scelte di vita, che hanno affrontato a viso aperto pregiudizi e clichè. E’ il caso, ad esempio, del coraggio di avere un figlio in un mondo, quello della danza, dove all’epoca non c’era spazio per la famiglia. Il suo amato figlio Francesco nacque nel 1969, dopo il matrimonio a Firenze con Beppe Menegatti, aiuto regista di Visconti, dell’11 luglio 1964. O ancora la sua decisione di lasciare il ballo della Scala a favore della pluralità di espressione, andando ad esibirsi nei teatri di periferia. Da sempre voce di ruoli femminili di donne moderne e infelici, come Gelsomina, Medea, Mila, Francesca da Rimini, Zelda Fitzgerald, ha finito per incarnare il simbolo di chi si mette in discussione e di chi si mette al servizio per il proprio paese. Non a caso dal giugno 2009 al 2014 è stata Assessore alla Cultura della Provincia di Firenze ed ambasciatrice di Expo Milano 2015. Una vita vissuta per la danza, una vita che ci ricorda l’importanza di inseguire i propri sogni.