Una notizia che incute quasi timore, ma che fotografa una situazione di cui da tempo si discute in Italia. Siamo un Paese vecchio, molto vecchio e le nascite sono sempre di meno.

Per trovare dei dati più o meno simili a quelli diffusi in settimana dall’Istat, occorre fare un salto indietro di almeno 100 anni, ai tempi della Prima Guerra Mondiale. Il rapporto nascite-morti registra infatti un saldo negativo di 100mila unità; né gli italiani né gli immigrati hanno più voglia di fare figli. Non ci sbagliamo se parliamo di un vero « crollo delle nascite », espressione abusata ma veritiera. Ma, se 100 anni fa la cosa era accettabile poiché l’Italia era nel pieno di un conflitto con migliaia di morti, oggi è meno comprensibile.
Anche l’età media ne risente: 44,4 anni con un picco di 48,3 anni in Liguria mentre gli anziani aumentano in modo quasi spaventoso e sono i numeri a dirlo, con la loro brutalità. I « grandi vecchi » (più di 80 anni) aumentano ogni anno di più, e nel 2014 sono il 6,5% della popolazione. Per non parlare degli ultracentenari: 19 mila al 31 dicembre 2014.

Più decessi che nascite dunque, eppure la popolazione italiana rimane stabile. Com’è possibile? Grazie ai flussi migratori. Gli stranieri che arrivano in Italia sono aumentati di 95mila unità (colpa soprattutto dei disordini dall’altro capo del Mediterraneo) e sui nostri 60 milioni di abitanti, ormai l’8% sono stranieri. Solo grazie a loro l’Italia non si è ancora svuotata, cosa che però potrebbe accadere ben presto se i numeri continuano a peggiorare. Infatti, in tutto ciò non si è tenuto conto dell’emigrazione degli italiani all’estero; giovani e meno giovani che abbandonano il Paese per trovare lavoro all’estero, tra Londra, Berlino e l’Australia. 90mila sono partiti nel 2014 e solo 30mila sono tornati dopo un periodo più o meno lungo.
Soluzioni? Diciamolo con franchezza, non ce ne sono per il momento.
Se gli italiani non fanno figli, è per il timore dei costi annessi, per timore di dover abbandonare un lavoro. E’ per questo stesso timore che mandano i loro figli a fare esperienza oltre confine, privando così il Belpaese di quei giovani che dovrebbero formare le future classi dirigenti e che invece ingrossano le fila degli espatriati. Forse davvero l’unica speranza del nostro Paese è nelle mani di quegli immigrati che ci ostiniamo a chiamare « clandestini »…