Un gesto che, conoscendo l’uomo, molti si aspettavano che arrivasse. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (eletto lo scorso 31 gennaio) ha infatti disposto una diminuzione del suo stipendio e di quello dei suoi collaboratori.

A partire dal 27 febbraio, in silenzio e senza proclami, il presidente ha messo uno stop alla pensione che riceveva in quanto docente universitario (ciò che viene chiamato “divieto di cumulo”) ed ha inoltre fissato un tetto al suo salario da presidente della Repubblica, equiparandolo a quello di un qualsiasi dirigente statale: 240mila euro lordi l’anno (secondo una legge varata lo scorso aprile, che però non comprendeva i dipendenti del Quirinale). Tale divieto di cumulo si applicherà anche allo staff del presidente, con la conseguenza che molti dei suoi collaboratori non percepiranno alcun compenso, mentre per altri sarà molto ridotto. Ciò è importante poiché il costo dei funzionari di palazzo è la voce di spesa più consistente: 113 milioni e 800mila euro l’anno. Il risparmio per lo Stato sarà di circa 3 milioni l’anno, ma la bontà del gesto va ben oltre i numeri. Attualmente, il palazzo presidenziale costa ai contribuenti italiani 230 milioni di euro l’anno, più di Buckingam Palace (60 milioni) o dell’Eliseo (110 milioni). Solo per l’acquisto di beni (cancelleria, parco macchine) e di servizi (ristorazione, ricevimenti), si spendono 15 milioni l’anno e quasi due milioni per le bollette della luce.

Giovanni Canzanella