Quarant’anni dopo la sua elezione, RADICI non può non rendere omaggio a Sandro Pertini, il primo presidente socialista della Repubblica italiana e sicuramente il più amato.

Antifascista condannato al confino, poi esule in Francia, rientra in Italia e viene imprigionato; liberato dopo il 25 luglio 1943, fa parte della direzione del Comitato di liberazione nazionale assumendo anche la guida del Partito socialista. Catturato dalle SS e condannato a morte, viene nuovamente liberato da un commando partigiano. Negli anni del dopoguerra si batte come deputato per l’autonomia del suo partito (ma anche contro la discriminazione dei comunisti), in difesa dei valori della libertà individuale e della giustizia sociale. Eletto nel 1968 presidente della Camera dei deputati, diventa poi presidente della Repubblica nel 1978, dopo l’omicidio di Aldo Moro. Il suo settennato, funestato dal terrorismo, dalle stragi, dagli attacchi della mafia, dallo scandalo della P2, da due terremoti – quello del Friuli, due anni prima del suo insediamento, e quello dell’Irpinia –, è ricordato come un periodo in cui istituzioni e cittadini hanno fatto fronte comune contro le difficoltà, e questo è stato possibile proprio grazie alle eccezionali doti del presidente. Un capo di Stato diverso dagli altri. Per questo il ricordo di Sandro Pertini è ancora molto vivo

Flavio Apriglianese