Domanda posta da Sara Zatta

Il poeta toscano, nato a Firenze nel 1265, non fu solo un grande letterato, ma anche un politico che rivestì cariche prestigiose. Fu nel Consiglio del popolo (1295) e in quello dei Dieci (1296) e ambasciatore per la sua città. Tuttavia l’attività politica diventò il suo più grande cruccio. Nel 1302 una sentenza lo condannò all’esilio:

“Alighieri Dante è condannato per baratteria, frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estorsive, proventi illeciti, pederastia, e lo si condanna a 5.000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici, esilio perpetuo (in contumacia) e se lo si prende, al rogo, così che muoia”.

Appartenente al partito dei guelfi bianchi, Dante fu vittima di giochi politici più grandi di lui e fu costretto ad abbandonare la sua amata città natale, ormai governata dai guelfi neri. Fu durante il difficile esilio che compose la sua opera più grande, la Commedia. Morì a Ravenna nel 1321 senza mai rivedere Firenze. Solo nel 2008, la Commissione Cultura di Palazzo Vecchio di Firenze ha votato per la piena riabilitazione del “sommo poeta”.