Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Davide Lajolo: i paesaggi protagonisti delle loro opere si sovrappongono negli itinerari di un Parco letterario che permette di “rivederli” nelle parole degli autori. Anche se buona parte di quel mondo antico non c’è più…

Non c’è niente di male a dire che Langhe e Monferrato non sono più quelli di una volta. Non sono più, cioè, come i grandi cantori di queste terre li hanno descritti mezzo secolo fa o poco più: poveri, disperati, perfino insanguinati. “Quanto sangue ha già bagnato queste vigne”, si chiede Corrado, il protagonista di La casa in collina (La Maison sur la colline) di Cesare Pavese. Nessuno stupore e nessun rimpianto, oggi, se Canelli non è più “porta del mondo”, come narra lo stesso Pavese, o se non si devono più patire fame e freddo in luoghi come la cascina del Pavaglione, dove Beppe Fenoglio ha ambientato La malora (Le Mauvais sort). Ma proprio in questo cambiamento sta la vitalità delle iniziative che fanno del triangolo racchiuso fra Alba, Vinchio e Santo Stefano Belbo (dilatandosi fino ad Asti, per chi voglia inglobare un padre nobile come Vittorio Alfieri, e Bra nel nome di Giovanni Arpino) un laboratorio di cultura e insieme un museo a cielo aperto. Un museo nel quale il paesaggio che accompagna il visitatore nelle passeggiate, si fa riferimento letterario.

Fabio Sebastiano Tana / MERIDIANI