La fortunatissima frase (che sottolinea la diffusa abitudine di incolpare il governo per qualsiasi cosa) comparve per la prima volta nel 1861 sul Pasquino, giornale satirico pubblicato a Torino tra il 1856 e il 1929.

Pare fosse la didascalia di una vignetta (che non ci è pervenuta) firmata da un noto disegnatore del tempo, Casimiro Teja. Vi erano rappresentati tre mazziniani costretti a rinunciare a una manifestazione da loro organizzata a causa della pioggia. Esistono tuttavia altre ipotesi sull’origine del detto. Alcuni lo mettono in relazione con le tasse governative, frequente argomento di satira. Potrebbe riferirsi per esempio alla tassa sul sale, che diventava più onerosa quando pioveva poiché il sale, impregnato d’acqua, pesava di più.