Radio Popolare, la prima radio indipendente privata italiana, ha più di quarant’anni. Se per un media, è una giovane età, per un’emittente privata in Italia, si tratta di un’epoca storica. Da quel dicembre del 1975 molte cose sono cambiate. E in questi quattro decenni Radio Popolare ha inventato e innovato il modo di fare radio. Partiti da un appartamento di Corso Buenos Aires sono arrivati all’attuale, grande sede; iniziarono con molti volontari e adesso sono un’azienda con una cinquantina di dipendenti. Poi il passaggio di testimone da una generazione all’altra, come in una famiglia normale. Perché è necessario stare al passo con i tempi, e se si può mantenere un approccio critico senza alcun pregiudizio. Più di quarant’anni dopo, Radio Popolare sconfina oltre le frequenze radio e va sul web. L’orizzonte è ormai multimediale.

“All’epoca bastavano un microfono, un telefono e un giradischi e avevamo fatto la radio”: l’epoca è il 1976, la radio è Radio Popolare e a parlare è Danilo De Biasio, 30 anni passati nella redazione della storica radio di Milano, che ha anche diretto dal 2010 al 2013. Radio Popolare nacque sulla scia delle radio libere degli anni ‘60 e ‘70 e fu subito capace di convogliare sulle sue frequenze le pulsioni della società in movimento: “Quel clima politico, sindacale e generazionale ha prodotto l’età d’oro della radiofonia. E noi c’eravamo” racconta De Biasio. La Milano di quegli anni era la capitale italiana della ristrutturazione.

Andrea Milluzzi

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