A quarant’anni dallo storico trionfo del 1982, l’Italia ha mancato per la seconda volta consecutiva la qualificazione ai Mondiali di calcio. L’ennesima prova di una crisi tecnica e generazionale che la vittoria agli ultimi Europei sembrava aver risolto.

MADRID, 11 LUGLIO 1982

Sono le 21.36 e fa molto caldo. Allo stadio Santiago Bernabéu, Sandro Altobelli, centravanti così esile che lo chiamano “Spillo”, ha le braccia alzate, i pugni serrati, gli occhi sgranati. Cammina, accenna una corsa, pare incredulo e troppo sudato per reggersi in piedi. Pochi secondi e viene sommerso dai compagni: ha appena realizzato il goal del 3-0 alla Germania, dopo il guizzo di Paolo Rossi e l’urlo di Marco Tardelli. Il presidente Sandro Pertini non sa star fermo sugli spalti e sorridendo a tutta faccia dice: «Non ci prendono più». Poco dopo il tedesco Paul Breitner fa 1 a 3 ma non c’è davvero più tempo per essere presi: l’Italia è campione del mondo, per la terza volta nella sua storia.

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Nato a Lagonegro, un paesino della Basilicata, e laureato in Scienze della Comunicazione, vive a Milano. Oltre che per Radici attualmente scrive per Focus Storia e per TeleSette e realizza gli speciali biografici Gli Album di Grand Hotel. In precedenza è stato, tra gli altri, caporedattore delle riviste Vero, Stop ed Eurocalcio e ha scritto anche per Playboy e Maxim. Nella sua carriera ha intervistato in esclusiva personaggi come Giulio Andreotti, Alda Merini, Marcello Lippi, Giorgio Bocca e Steve McCurry.