I dati parlano chiaro: in Italia i vegani sono in crescita. Dal Rapporto Italia 2020, realizzato dall’istituto di ricerca Eurispes, emerge chei vegani sono passati dall’1,9% dello scorso anno al 2,2% della popolazione. Si tratta soprattutto di donne che hanno scelto questo regime alimentare per ragioni legate alla salute, all’amore per gli animali e alla voglia di mangiare meglio.
Più che di una moda, quindi, si può parlare di una filosofia di vita. E il mercato si adegua. Sugli scaffali dei supermercati italiani si moltiplicano i prodotti con etichetta “vegan”, ottenuti senza l’impiego di ingredienti di origine animale. Secondo l’Osservatorio VeganOK, nel 2018 il giro d’affari degli alimenti commercializzati come “vegani” era già pari a 800 milioni di euro.
Sono arrivati sulle nostre tavole alimenti come la soia, il tofu, il seitan, il tamari (una salsa di soia giapponese), il tempeh. Eppure la cucina vegana non deve per forza essere fatta di ingredienti particolari o dai nomi strani. Chi sceglie di mangiare vegano può riscoprire nella cultura gastronomica italiana moltissimi piatti vegani per tradizione. Che dire degli spaghetti al pomodoro conditi con l’olio e una foglia di basilico? E quelli “aglio e olio”? Per non parlare delle penne all’arrabbiata, preparate con pelati e peperoncino, o della pasta con le verdure, come le orecchiette alle cime di rapa, della pasta con i broccoli o con le zucchine.
E che dire dei carciofi, tagliati sottilissimi e crudi in insalata, oppure fritti alla giudia, trifolati? Insomma, la cucina italiana è ricchissima di piatti rigorosamente vegani da sempre. Buon appetito vegano allora!