È forse in queste parole che risiede la vera lezione, o forse è meglio dire l’opportunità che ci viene dalla tempesta sanitaria nella quale è piombata tutta l’umanità.  Lorenzo Tosa traccia per noi un quadro doloroso ma ricco anche di speranze.

Quando, un giorno, racconteremo ai nostri figli e nipoti ormai adolescenti cos’è stata la pandemia di Coronavirus, ripenseremo a quella notte in cui una colonna di mezzi dell’esercito, in una fila solenne e composta, ha trasportato fuori città le bare di 60 persone, perché gli spazi negli obitori cittadini erano finiti, senza che nessun caro o parente abbia potuto dare loro l’ultimo saluto. Era il 18 marzo scorso, e quella città era Bergamo, che per un mese intero è stata l’epicentro italiano e mondiale del Covid-19.
C’è un prima e c’è un dopo. E, in mezzo, quello scatto.

Lorenzo Tosa

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Lorenzo Tosa, 35 anni, giornalista professionista, grafomane seriale, collabora con diverse testate nazionali scrivendo di politica, cultura, comunicazione, Europa. Crede nel progresso in piena epoca della paura. Ai diritti nell’epoca dei rovesci. “Generazione Antigone” è il suo blog.