Si racconta che a Clint Eastwood non piacesse il Toscano, ma Sergio Leone lo obbligò a masticarlo nei suoi spaghetti western. Ecco come è nato uno dei più singolari presidi enogastronomici di Slow food.

“Mani che odoravano di un profumo strano / un odore perenne, che non era di tabacco / e nemmeno di fumo / era… ora ricordo mamma: odor di Manifattura”.
Ricordi d’infanzia del poeta vernacolare Domenico Bertuccelli, legati a quello che è stato definito il “gorgonzola dei sigari”, il Toscano che, con il suo sapore inconfondibile, sta agli altri sigari come il gorgonzola sta agli altri formaggi. Una tradizione artigianale che ha il suo sancta sanctorum nel salone della Manifattura Tabacchi di Lucca, dove quaranta sigaraie realizzano a mano i pezzi più pregiati. Circa uno al minuto, 500 a testa per turno. Spiega Lorenza che lavora qui da 34 anni: “Il lunedì mattina, dopo due giorni di sosta, si perde un po’ il ritmo. Per molte di noi è una tradizione di famiglia: una nonna, una zia, la mamma. Si fa per passione, non solo per soldi”. Seduto in ultima fila, un po’ defilato, c’è anche Mohammed, testimone dei tempi che cambiano. “Mi hanno chiesto se volevo fare questo lavoro, ho girato un po’ nei reparti, ma alla fine il lavoro manuale è quello che dà più soddisfazioni. Vedi quello che fai”. “È bravo”, ammettono le operaie, gelose custodi di un lavoro tradizionalmente femminile, “forse perché agli uomini manca la pazienza”.

Enrico MARTINO