Piero Calamandrei, padre costituente, parla ai giovani di istruzione e lavoro.

Era il 26 gennaio del 1955 quando il giurista e padre costituente Piero Calamandrei (1899-1956) tenne un discorso ai giovani nella Società Umanitaria di Milano, inaugurando un ciclo di conferenze sui principi della Costituzione.

La Carta era in vigore ormai da sette anni, e lui, militante del Partito socialista democratico, aveva dato un contributo determinante alla sua stesura. D’altronde il suo curriculum riportava un impegno dichiaratamente antifascista: negli anni Venti del Novecento – agli albori della dittatura – collaborò con il socialista Gaetano Salvemini e poi con i fratelli Carlo e Nello Rosselli, dando vita al Circolo di Cultura di Firenze. Poi fondò l’associazione “Italia Libera”, che avrebbe più tardi ispirato il movimento liberal-socialista “Giustizia e libertà” (1929) e infine il Partito d’Azione (1942). In qualità di giurista ispirò poi il Codice di procedura civile del 1940, ma quando gli fu chiesto di sottoscrivere una lettera di sottomissione a Mussolini, preferì dimettersi dalla docenza universitaria. Un gesto di “solitario disdegno”, come lo definì il collega Norberto Bobbio.

Anche per questo, oltre che per le sue competenze giuridiche, dopo la caduta del fascismo gli fu chiesto di contribuire alla stesura della Costituzione. Calamandrei allora accettò, poi per tutta la vita si spese per difenderne i principi e divulgare i valori radicalmente antifascisti e libertari.

In questo discorso spiega ai giovani l’importanza che diedero i padri costituenti al diritto al lavoro, senza il quale ritenevano non potesse esserci pieno sviluppo della persona umana.

Giuliana rotondi / Focus storia