Lunga storia quella tra gli italiani e il Vaticano o forse sarebbe più giusto dire tra la religiosità e la fede. E forse dipendenza e libertà non bastano a sintetizzare lo stato d’animo di questo rapporto. Francesca Vinciguerra prova a raccontarcelo con ironia e leggerezza.

Camminando per le strade di Napoli, inoltrandosi nelle viuzze che costeggiano le grandi arterie, ci si lascia alle spalle il brusio delle macchine e si scopre un’altra città. Paia di occhi sbirciano da dietro le tende alle finestre, anziani seduti su sedie di plastica accanto agli ingressi passano il tempo a guardare placidamente i passanti e, se sono di buonumore, a offrire loro il caffè. Sui muri, o su quello che ne resta dietro il bucato sempre steso, un altro tipo di occhi ci scruta: sono gli occhi dei santi. Le edicole votive, o “altarini”, di Napoli sono nicchie dedicate a una figura religiosa, a una persona cara, ad un mito moderno come può essere un calciatore (Maradona è un’immagine ricorrente) e le cui immagini sono circondate da fiori, candele e preghiere; sono delle espressioni religiose private e spontanee, che possono incuriosire e far sorridere i turisti, ma restano oggetto di una devozione che sfiora il pagano.

Francesca Vinciguerra

Pour lire la totalité de l’article abonnez-vous à la revue

Plus de publications

Née en 1991 à Lanciano, Francesca Vinciguerra a récemment obtenu son diplôme en littératures française et européenne dans les universités de Turin et de Chambéry, avec un mémoire en littérature post-coloniale française. Depuis septembre 2016, elle vit à Toulouse, ville où elle a entrepris une collaboration avec la revue RADICI et a terminé un service civique avec l’association de musique baroque Ensemble baroque de Toulouse.