“Nel mezzo del cammin di nostra vita…”
Ogni italiano è in grado di riconoscere e citare l’incipit della Commedia di Dante Alighieri. Si tratta, in effetti, di un testo che compare tuttora obbligatoriamente nei programmi scolastici della Penisola, e se è così, è anche grazie alla relativa facilità con cui un italiano di oggi è in grado di leggere e capire un testo che è stato scritto più di settecento anni fa. E lo è perché la lingua italiana che parliamo e scriviamo oggi si è modellata a partire dalla lingua fiorentina con cui Dante aveva scelto di comporre il suo poema. Al di là del puro fatto linguistico, ricordiamolo, si trattò anche di una scelta che oggi definiremmo “politica”. Dante era infatti un fervente sostenitore dell’unità culturale della Penisola, che dedicò diverse opere teoriche alla questione della necessità di fornire una lingua comune, diversa dal latino, agli intellettuali italiani dell’epoca. Ma se tutti riconoscono che è grazie a Dante (e agli altri grandi autori toscani del Trecento, Petrarca e Boccaccio) che il fiorentino è diventato la base per lo sviluppo della lingua italiana moderna, il cammino che ha portato dalla frammentazione del latino alla nascita dell’italiano è assai più complesso e variegato.
Fin dagli inizi, un paese ricco e policentrico

Fabio Montermini

Originaire de Parme (Italie) chercheur en linguistique au CNRS (laboratoire CLLE-ERSS de Toulouse, dont il est directeur adjoint depuis 2010), Fabio MONTERMINI a enseigné dans les universités de Parme, Milano Bicocca et Toulouse le Mirail.
Il s'occupe principalement de morphologie de l'italien et des autres langues romanes. Depuis quelques années, il collabore avec la revue RADICI en proposant des articles de vulgarisation linguistique mais aussi des sujets d'actualité sur la société italienne et l'émigration. Il est membre du comité de direction de l'Institut de Linguistique Française et du comité exécutif de la Société de Linguistique Italienne.