Il 26 gennaio 1955, a Milano, il grande padre costituente rivolse agli studenti uno dei discorsi più potenti ed evocativi nella storia repubblicana italiana. Un inno all’impegno e un atto d’accusa contro l’indifferenza.

Questo non è un articolo, è un esperimento. Voglio provare a raccontarvi da qui, dall’Italia, da Milano (città Medaglia d’oro per la Resistenza), dove sto scrivendo in questo momento, cos’è la Costituzione italiana e perché il Premio Oscar Roberto Benigni si è spinto a definirla, dal palco dell’ultimo Festival di Sanremo, «la più bella del mondo». Voglio spiegare ai francesi che scendono in piazza per combattere contro la riforma delle pensioni perché, in 75 anni di vita, quel pezzo di carta formato da 139 articoli e 18 disposizioni transitorie è arrivato a noi senza che sia stata toccata una virgola. E perché questa straordinaria longevità e immutabilità non è necessariamente una buona notizia. Nello stesso periodo in cui la Costituzione resisteva a ogni attacco politico o militare, si sono succeduti 68 governi, 31 Presidenti del Consiglio, 78 referendum e un numero imprecisato di simboli o partiti politici. Com’è stato possibile tutto questo?

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Lorenzo Tosa, 35 anni, giornalista professionista, grafomane seriale, collabora con diverse testate nazionali scrivendo di politica, cultura, comunicazione, Europa. Crede nel progresso in piena epoca della paura. Ai diritti nell’epoca dei rovesci. “Generazione Antigone” è il suo blog.