C’è un isolotto senza nome, smarrito nel mezzo dell’Oceano Pacifico. Dei catamarani sono alla fonda in lontananza e si stagliano contro il sole dell’alba. Non è di quelle albe radiose che invitano alla speranza; è un’alba triste e scura, con un plotone di esecuzione che sfila davanti ad un soldato con la casacca della marina tedesca del Kaiser (siamo nel mezzo della Grande Guerra). Il soldato ha la barba lunga e i capelli in disordine ma porta con orgoglio la divisa spiegazzata.

Su di una terrazza, ad osservare la scena, c’è un marinaio con delle lunghe basette ed un orecchio forato da un anello d’oro, come facevano gli anarchici quasi un secolo fa.

Il sole gli illumina il volto facendo brillare l’orecchino, una sigaretta si consuma lentamente tra le dita. Il plotone d’esecuzione spara, una ragazza poco lontano piange in silenzio.

Una scena magnifica, degna di una pellicola da Oscar, ma non si tratta di un film, né di un romanzo di Conrad. E’ una ballata,La ballata del mare salato, un fumetto sceneggiato e disegnato da Hugo Pratt, pubblicato a puntate sulla rivista Sgt. Kirk(dal 1967 al 1969). E’ il primo fumetto dove compare Corto Maltese, l’anti-eroe romantico, il marinaio perennemente fuga da qualcosa, da qualcuno. Ero un ragazzino quando lessi Hugo Pratt per la prima volta. Mio padre aveva un rispetto quasi religioso per le sue opere, ne conservava i fumetti come se fossero reliquie, e quando presi tra le mani quel libretto (senza dirglielo, ovviamente) capii subito il perché.

Il tratto un po’ sporco di Pratt, quei personaggi così lontani dai canoni degli eroi alla Tex Willer , i tramonti sulle sponde del Pacifico e le donne dal fascino esotico (perché no, anche erotico), tutto faceva parte di una specie di liturgia in cui Pratt era il sacerdote ed io ascoltavo, o meglio leggevo, il sermone contenuto in quelle pagine. Hugo Pratt non disegnava i suoi personaggi, li “tratteggiava”; lineamenti poco marcati, insicuri, quasi a dire che erano le azioni a descriverli, e non la loro fisionomia.

Uno che sui libri la sa lunga, Umberto Eco, scriveva nella prefazione della Ballata che quello non è un fumetto, ma letteratura disegnata. Ecco, il giovanissimo me stesso non capiva bene cosa significasse quell’affermazione e ancora oggi non sono sicuro di saperlo spiegare. Però l’ho capito: quella “letteratura disegnata” mi ha arricchito, ha in qualche modo riempito la mia adolescenza ed in qualche senso mi ha dato occasione di aprire sul mondo uno sguardo più attento.

Non è forse questo il compito della migliore letteratura?

«La parola evasione che dà tanto fastidio ai materialisti storici, significa scappare da qualche cosa; l’avventura è cercare qualche cosa, che può essere bella o pericolosa, ma che vale la pena di vivere…»

Hugo Pratt

 

 

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