Una volta tanto vedo l’arrivo del Festival di Sanremo di buon grado, come una sospirata tregua dalla lotta politica per le elezioni del 24 febbraio. Per una settimana (un po’ di più, se siamo fortunati) non dovremo ascoltare le televendite di Berlusconi (« Abolirò l’Imu! Anzi, la restituisco! E ci aggiungo anche una batteria di pentole! »), le provocazioni di Beppe Grillo e le altre solite chiacchiere da campagna elettorale.
Viva Sanremo quindi? Non esageriamo, stiamo pur sempre parlando dell’avvenimento italiano più popolare che ci sia.
E di italiano, il sospirato Festival della Canzone ha soprattutto i proclami che lo anticipano; ne ricordiamo qualcuno:
- « Quest’anno la vera protagonista di Sanremo sarà la musica »
Lo dicono ogni anno. E’ la mia frase preferita, perché ci dice chiaramente che negli anni precedenti la musica è sempre stata solo un contorno e come tale è stata trattata: « Si grazie, ne mangio un po’…ma non troppo…se no poi la digestione…« .
Insomma, non sia mai che in un Festival della Canzone si parli di musica.
Si può passare settimane intere a parlare dei vestiti delle « vallette », dei sermoni di Celentano, di quanti fiori ci fossero sul palco. Ma la musica? Vade retro.
- « Quest’anno a Sanremo faremo una piccola grande rivoluzione »
E’ una di quelle frasi che sta bene in bocca ad un politico, e potrebbe diventare il motto del nostro paese. Vuol dire sostanzialmente: « Cambieremo qualche regola di cui nessuno conosce neanche l’esistenza per far finta che abbiamo voglia di cambiare tutto« .
Nel dettaglio, la « piccola grande rivoluzione » di quest’anno consiste nella « giuria di qualità » (una giuria che potrebbe decidere il vincitore! Roba mai vista prima!) ed i « proclamatori », ovvero personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport che proclameranno i vincitori del Festival. Proprio come succede da 50 anni alla cerimonia degli Oscar. O dei Telegatti. Fate voi.
- « Quest’anno ci saranno volti nuovi«
Altra frase presa in prestito dalla politica, o forse è il contrario. Ma va detto che quest’anno molti bicentenari sono andati in pensione lasciando spazio ad altri artisti musicalmente più giovani ma comunque ben conosciuti dal grande pubblico: Max Gazzè (ottimo cantautore), Elio e le Storie tese (un gruppo dai testi demenziali ma musicalmente tra i più dotati in circolazione), Raphael Gualazzi (raffinato cantante in bilico tra il jazz e la musica d’autore).
Nomi di una certa importanza ma che dovranno dividere il palco con altri artisti francamente evitabili, come i vincitori dei vari reality-show che infestano le televisioni nazionali. Ricordiamo che gli ultimi 3 vincitori di Sanremo vengono dai più disparati reality-show. E si vede.
Ecco, sarà il clima da campagna elettorale ma mi pare che ci sia più di una somiglianza tra i proclami del Festival della Canzone e quelli dei nostri candidati premier. Resta da vedere se è il Festival o la politica a perderci…
Rédacteur et webmaster de RADICI